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Circumpagaiando
Lussino
Raccontato da
Dario
Una
perla, quest'isola che delimita ad occidente l'arcipelago del
Quarnero, distesa placidamente in quest'angolo settentrionale di
Adriatico, con il suo corollario di isolette.
Praticamente è l'appendice meridionale dell'isola di Cherso, dalla
quale è divisa da un minuscolo canale artificiale.Viste dall'alto
della Televrina, il rilievo maggiore, queste due isole, che poi in
realtà sono geologicamente un tutt'uno, appaiono chiaramente ciò che
realmente sono: le sommità settentrionali di una lunga catenamontuosa
che in ere geologiche remote è stata parzialmente sommersa dal mare,
lasciando emersa quella che gradualmente è diventata una collana
composta da una miriade di isole e isolotti che a partire da qui, per
centinaia di chilometri verso sud, si allungano parallelamente alla
costa.
Lunga una trentina di chilometri e larga da un massimo di cinque ad un
minimo di qualche decina di metri, la nostra Lussino è coperta
interamente da un manto di vegetazione illirico-mediterranea
sempreverde.
Il clima è straordinariamente mite, grazie al benefico influsso della
corrente calda proveniente dal meridione, che la investe direttamente.
Lontana da industrie e agglomerati urbani, ha un'aria eccezionalmente
pura, sempre ventilata dalle brezze. Afa, nebbia, giornate senza sole
e temperature sotto zero sono fenomeni rari da queste parti, tanto che
già nel secolo scorso era rinomata come stazione turistica e
talassoterapica, e frequentata assiduamente durante tutto l'anno da
nobiltà e borghesia austroungarica, Kaiser Franz e relativa
amante in testa.
La popolazione, circa 6000 abitanti, è concentrata in buona parte nel
capoluogo, Lussinpiccolo, e vive essenzialmente di turismo, oltreché
di pesca e di navigazione, che qui ha una tradizione ultracentenaria,
sviluppatasi nel corso dei secoli di appartenenza alla Serenissima
prima, e all'impero asburgico poi.
Ma
veniamo a quanto ci riguarda direttamente. Punto di partenza
ideale per la circumnavigazione dell'isola (80 km circa), è
sicuramente il camping Poljana, posto sullo stretto istmo
centrale, pochi chilometri a nord del capoluogo. |
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Da qui si può
agevolmente raggiungere ambedue i versanti, che
oltretutto sono qui vicino collegati dallo stretto canale artificiale
di
Privlaka, che taglia in due l'isola. Procedendo verso sud, in senso
orario, affrontiamo subito il tratto più aspro e meno accessibile,
che,
neanche a dirlo, coincide con il tratto esposto alla bora, il freddo e
secco vento di nord-est, che, specialmente in inverno, ma
occasionalmente anche nelle altre stagioni, sebbene con minore
potenza, spazza i litorali orientali con raffiche che possono superare
i 150 km/ora, provocando violente onde frangenti capaci di sbalzare di
sella anche il più smaliziato kayaker. Sulle coste le onde si
frangono fino ad una ventina di metri in altezza, e gli effetti si
vedono chiaramente sulla battigia calcarea, irta di spuntoni
taglienti. Comunque la bora non ha qui l'effetto devastante che ha
sulle sponde orientali delle isole vicine alla terraferma, Veglia,
Arbe e Pago, dove incanalandosi tra i monti assume ancora maggiore
velocità, e assieme all'effetto rimbalzo delle onde sui due opposti
versanti, dà luogo a situazioni a dir poco spaventevoli. A Lussino,
per contro, il pericolo maggiore si ha forse quando dopo qualche
giorno di scirocco, al quale l'isola è esposta interamente, compare
improvvisamente la bora e quindi ci troviamo ad affrontare onde, anche
di diversi metri di altezza, provenienti da sud, e raffiche di vento
da nord-est. Comunque queste condizioni atmosferiche si vengono a
creare soprattutto da ottobre ad aprile, in estate prevalgono di gran
lunga le gradevoli e rinfrescanti brezze occidentali e la bora
moderata. La prudenza, in ogni caso, non è mai troppa. Terminata questa
doverosa digressione, proseguiamo nel nostro viaggio verso sud. Dopo
qualche chilometro incontriamo Lussingrande, l'abitato più antico
dell'isola, fondato nel 13° secolo da alcune famiglie croate
provenienti dal continente. Sullo sfondo ad est si intravedono in
lontananza Arbe, con la sua grande muraglia di calcare alle spalle e
Pago. In direzione nord possiamo ammirare la frastagliatissima costa
meridionale di Cherso, che a differenza di quella centrale e
settentrionale qui è coperta da una lussureggiante vegetazione.
Qualche miglio al largo l'isolotto di Oruda, con il suo corollario di
scogli e scoglietti, meta estiva di gite in gommone. Con un po' di
fortuna da queste parti non è difficile incontrare i delfini,
specialmente in periodi poco affollati di vacanzieri.
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Superato l'abitato di
Lussingrande terminano anche i collegamenti stradali, e con essi
"la civiltà", cosicché la parte meridionale dell'isola è
per alcuni chilometri completamente selvaggia. Al mattino presto non
è difficile scorgere caprioli, cervi, lepri e… cinghiali. Il
profilo costiero è una continua serpentina, con promontori ed
insenature, alcune semplicemente stupende, come Balvanida e Krivica,
sul lato sud-occidentale, circondate da un fitto bosco di pini e lecci
che si specchiano in un'acqua incredibilmente trasparente. Attornoall'estremità
meridionale dell'isola un grappolo di isolotti satelliti racchiudono
uno specchio d'acqua relativamente protetto da venti e correnti: le
basse e ghiaiose Oriule, grande e piccolo, Asinello e San Pietro in
Nembi, alte e scoscese, con piccolo villaggio di pescatori annesso.
E qui siamo ormai ai margini meridionali del nostro Quarnero, un paio
di miglia ci separano infatti da Premuda, Selve e Ulbo, le prime isole
della Dalmazia.
Risalendo verso occidente e superata la serie di insenature e baie già
menzionata, dopo alcuni chilometri si rincontra la mano dell'uomo, con
le prime costruzioni di un'ampia zona turistica, che ha come centro la
romantica penisoletta di Cigale/Cikat, alla periferia ovest del
capoluogo, Lussinpiccolo. La cittadina (4000 abitanti), già nel 1600
aveva superato in grandezza ed importanza l'ex sorella maggiore
Lussingrande. É situata in posizione strategica all'estremità
meridionale della maestosa "Valle d'Augusto", la baia larga
sette chilometri, dove secondo la tradizione svernò la flotta
dell'imperatore Augusto nel corso della guerra contro i Dalmati.
Questo è il porto più sicuro dell'Adriatico settentrionale, e uno
dei più attrezzati. Tra i tanti servizi disponibili c'è anche una
stazione meteorologica, facilmente contattabile anche telefonicamente,
dato che l'isola è abbastanza ben coperta dalla rete telefonica
cellulare. Nella baia ritroviamo anche il porticciolo del camping
Poljana, dal quale siamo partiti.
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Prima di proseguire
verso nord non possiamo non ricordarci di
Sansego/Susak, cinque miglia al largo, che richiama l'attenzione sia
per la sua particolare struttura geologica, dato che è composta da
colline di sabbia che poggiano su un basamento di calcare, sia per i
suoi particolarissimi abitanti, i sansegotti, che si distinguono dagli
altri abitatori delle isole per il particolare dialetto paleoslavo,
peraltro farcito di italianismi, e per l'eccentrico abbigliamento
delle loro donne. Comunità piuttosto chiusa in sé stessa, gelosa
della propria individualità, poco amante degli estranei e soprattutto
dei turisti…, basti pensare blocco navale messo in atto qualche anno
fa davanti al porticciolo del paese per ostacolare lo sbarco dei
gitanti ferragostani. Gli studiosi ritengono siano i discendenti di
profughi balcanici che nel XVI secolo trovarono qui rifugio
dall'aggressione dei Turchi.
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Proseguendo il nostro
viaggio verso Nord, verso la bassa e ciottolosa penisola di Kurila, il
grosso "nodo" centrale dell'isola, penetriamo in quella che
io chiamo "la piscina", una specie di laguna dalle acque
calme, oltreché limpidissime, e dalle sponde basse e facilmente
accessibili. Le isole foranee, le due Canidole e Unìe, simili
geologicamente a Sansego, ne costituiscono il lido. Questo specchio
d'acqua è piuttosto isolato rispetto alle linee di comunicazione
principali, che scorrono lungo l'asse orientale, dove si trovano anche
tutti i centri abitati. Praticamente le sue coste non sono
raggiungibili via terra se non tramite alcune strade sterrate, e
quindi la zona è rimasta tranquilla e selvaggia, con qualche rara
abitazione costiera, raggiungibile solo via mare. Oltretutto, complice
la presenza di pericolose secche, neanche in alta stagione è
infestata dai fracassoni motorizzati, che preferiscono ammorbare
l'aria della parte meridionale dell'isola. La stessa Unìe conta ormai
solo qualche decina di abitanti, perlopiù anziani, conseguenza
dell'esodo massiccio verso l'Italia dopo il 2° conflitto mondiale, e
verso la terraferma negli ultimi decenni. Questo è perciò il posto
ideale per gli amanti della tranquillità. Le due Canidole, con le
loro baiette incorniciate dal verde dei boschi, le insenature di Unìe,
o le piccole baie ai piedi della Televrina, sull'isola madre, sono un
idillio per gli amanti del camping nautico. Superata punta Osor
(attenzione all'incrocio di venti e correnti), il paesaggio cambia
improvvisamente, e anche qui la bora non si smentisce: aspri spuntoni
di calcare prendono il posto delle romantiche spiaggette, rendendo la
costa inaccessibile fino ad Ossero/Osor. Sullo sfondo, in lontananza
verso nord-ovest, ammiriamo le bianche pareti calcaree dell'Istria
orientale, qualche miglio a nord la verdeggiante Levrera e di fronte a
noi Cherso, che qui ci appare come un'arida pietraia, con la baia di
Ustrine in primo piano.
Ancora
qualche pagaiata e raggiungiamo Ossero, la capitale storica
dell'arcipelago, fondata 4000 anni fa in concomitanza con lo
scavo del canale, che la pose immediatamente al centro di
intensi traffici commerciali che le garantirono una lunga
prosperità. |
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Dell'antico splendore
è rimasta ben poca cosa: il museo archeologico, che però conserva
solo una piccola parte del materiale ritrovato, e alcuni antichi
palazzi, oltreché qualche decina di abitanti… Superiamo il canale
ed il paesaggio nuovamente cambia, le alte scogliere si trasformano in
spiagge ghiaiose e l'acqua limpida si intorbidisce per effetto delle
correnti, a mo' di laguna. Sulla destra il vasto ed ombreggiato
campeggio di Lopari ci invita ad una sosta ristoratrice, che ci
permette di contemplare la bellissima linea costiera della
dirimpettaia Cherso, qui lussureggiante di vegetazione, e la
retrostante Televrina, da qui raggiungibile attraverso un sentiero
marcato, dalla sommità della quale si gode un panorama incomparabile,
specialmente dopo un temporale estivo.
Ormai siamo in dirittura d'arrivo: superato l'abitato di pescatori di
Neresina, una decina di chilometri di coste poco accessibili e senza
particolari di rilievo ci separano dalla nostra base di partenza.
Questi ultimi sono stati gli anni della riscossa del turismo
Lussignano e Chersino, con il gran pienone di Luglio-Agosto dopo gli
anni di magra per motivi bellici. I turisti come sempre vengono
accolti come manna dal cielo, visto che rappresentano la principale
fonte di sussistenza dei residenti, e sono stati così premiati gli
sforzi fatti negli ultimi anni dalle amministrazioni locali per il
miglioramento dell'offerta turistica che, se si esclude Lussinpiccolo
città e dintorni, è indirizzata esclusivamente a coloro che amano il
contatto diretto con la natura. Discotecari, nottambuli e casinisti si
tengano perciò alla larga da questi luoghi, in cui regnano sovrani la
pietra, l'acqua e il vento, e il silenzio della notte è rotto
solamente dallo sciabordio delle onde. A favorire la tranquillità di
queste isole contribuisce sicuramente anche l'asfittica e dissestata
rete viaria, che scoraggia l'uso delle auto, specie di notte, per cui
gli spostamenti in genere sono ridotti al raggiungimento del luogo di
villeggiatura, generalmente un uno dei vasti camping presenti, dove
l'ospite non troppo esigente può trovare tutto il necessario. Per i
più delicati invece sono disponibili anche buoni alberghi e alloggi
privati in quantità, specialmente a Cherso città e Lussinpiccolo.Presenti
in gran numero ristoranti e trattorie (kònobe) specializzati
ovviamente nella cucina del pesce, a prezzi veramente allettanti...
Specialità del luogo i gustosissimi scampi, abbondantissimi in questo
tratto di mare. Tra i vini da segnalare lo Zlahtina della vicina
Veglia/Krk, il Malvasia d'Istria e il sanguigno Terrano. Ottimi i
formaggi isolani, specialmente quello di Pago, che devono il loro
particolare gusto al "fumo di mare", la nebbia salata
provocata dall'azione della bora invernale sulla superficie marina che
si deposita sui pascoli.
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Un cenno lo
merita senz'altro anche l'acqua dell'acquedotto di Cherso-Lussino: è
una specialità isolana al pari delle altre. Proviene tutta dal lago
di Vrana, sull'isola di Cherso, lago che rappresenta a tutt'oggi un
mistero: è infatti, alimentato da fonti sotterranee attraverso cavità
carsiche, addirittura provenienti, così sembrerebbe, dalla
terraferma. In un'area così arida e priva di corsi d'acqua
superficiali rappresenta una ricchezza inestimabile, e come tale è
gelosamente custodita: l'accesso alle sue sponde è infatti impedito,
onde preservare da ogni inquinamento l'eccezionale purezza del suo
contenuto.
Per chi volesse approfondire la conoscenza di Cherso, Lussino e delle
altre isole quarnerine, consiglio la lettura de "L'Arcipelago del
Quarnero" di Giacomo Scotti, edizioni Mursia.
Buone
canoavacanze a Lussino a tutti !!!
Dario
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